Brand e Direct Marketing: due tipologie di marketing a confronto

Brand Marketing e Direct Marketing sono due tipologie di marketing con caratteristiche e obiettivi ben diversi

Brand marketing e Direct marketing sono due tipologie di marketing, due colleghi di lavoro con caratteri diversi, ma le cui mansioni, spesso, si influenzano vicendevolmente.

In che senso?

Scopriamo insieme la differenza tra brand marketing e direct marketing!

Cos’è il Brand Marketing

Ti sarà di certo capitato almeno una volta di mettere alla persona che ti piace un “like” su Facebook o di aggiungere una reazione sulle sue storie Instagram.

Ti sei mai chiesto perché lo fai?

Semplice! Per farti notare e per rimanere in evidenza nella mente di quella persona!

Il Brand marketing funziona all’incirca allo stesso modo. Esso, infatti, prevede:

  • La trasmissione della consapevolezza del brand;
  • Il rafforzamento dell’immagine del brand nella mente delle persone;
  • La fidelizzazione duratura dello stesso.

Quando provate un approccio sentimentale “digital”, dunque, non state facendo altro che applicare il dettame del Brand marketing, in cui il marchio che state cercando di promuovere siete proprio voi stessi!

Cos’è il Direct Marketing

Il Direct marketing è, invece, un amante più disinibito. Non gira attorno alla questione, non gli interessa costruire a priori la propria immagine, ma va deciso al sodo e prova a raggiungere l’obiettivo.

È una forma di marketing orientata direttamente all’azione e che ha la funzione di stabilire una relazione diretta e duratura col target.

Proprio per questo, non si può sperare di ottenere risultati soddisfacenti senza segmentare il proprio target.

Un marketing mirato esige sempre di essere studiato e profilato sulle esigenze e le aspettative del pubblico.

Più tale processo riuscirà a scavare “in profondità”, più saranno soddisfatti i bisogni di ogni persona e, di conseguenza, maggiori saranno i livelli di engagement e conversioni.

Differenza tra le due tipologie di marketing

Oltre che per funzione, queste due branche del marketing differiscono anche per le loro modalità di manifestazione.

Il Brand marketing si riscontra soprattutto nei tradizionali canali pubblicitari di massa (cartellonistica, TV, radio…) ed è quindi ovvio che il ritorno sull’investimento non possa essere misurato in alcun modo.

Al contrario, il Direct marketing viene espresso prevalentemente sui canali digitali, attraverso i quali è possibile tracciare feedback e responsi oggettivi che forniscano precise indicazioni all’azienda (e grazie al cielo…).

Qualcuno allora si potrebbe chiedere: “perché”?

Perché non abbandonare il Brand marketing e puntare tutto sul Direct?

Del resto, il primo non punta alla vendita, né alla conversione e non invoglia all’azione, giusto?

Giusto… ma solo in parte.

Andiamo a scoprire perché!

Affinità tra le due tipologie di marketing

Brand e Direct marketing non hanno confini delineati, né si pongono l’uno contro l’altro.

Anzi, hanno addirittura dei fini comuni, riconducibili tutti alla parola promozione.

È promozione quando il marketing diretto stimola il target di riferimento a compiere un’azione.

Ed è ancora promozione quando il Brand marketing crea un alone di immediata riconoscibilità attorno all’azienda.

Questi due stili non solo non confliggono, ma l’uno può generare e confluire nell’altro secondo effetti collaterali non ricercati, ma di certo apprezzabili.

Ad esempio, gli annunci di marketing diretto che pubblichiamo, oltre al consueto obiettivo di invogliare i clienti all’azione, potrebbero creare consapevolezza del brand.

Viceversa, un marketing orientato verso il Brand non solo potrebbe rafforzarne l’immagine, ma anche determinare un’impennata di vendite o di conversioni.

Facciamo un esempio per capirci meglio: Patagonia.

Probabilmente avrai sentito parlare di Patagonia, l’azienda di abbigliamento con spiccato attivismo di sostenibilità ambientale.

È da sempre in prima linea per combattere contro tutti i fattori che aggravano il cambiamento climatico o che possono minacciare il nostro pianeta.

Il punto di forza di Patagonia è la sua filosofia, che si riassume tutta nello slogan “Siamo in business per salvare il nostro pianeta”.

Il messaggio è deciso, intenso e, soprattutto, in grado di chiamare a raccolta una comunità di persone che condividono i medesimi principi etici e che, all’occorrenza, scendono in piazza per manifestare insieme a Patagonia.

Ed eccoci al punto:

come fa questa azienda ad essere al contempo leader di una community di attivisti e a prosperare vendendo i propri prodotti?

La risposta è: grazie e, soprattutto, al Brand marketing.

Non comprare questa giacca

“Non comprare questa giacca”.

Patagonia, pur di tener fede ai propri valori di sostenibilità, è disposta a dire esplicitamente ai propri seguaci di non comprare un proprio prodotto, a meno che non sia strettamente necessario.

Il risultato?

Le vendite, dopo la campagna con questo messaggio, aumentarono (strano, eh?).

Questo esempio evidenzia, come avevo spiegato in precedenza, quanto possa essere decisiva una strategia di Brand marketing anche per ottenere risultati positivi per il portafoglio dell’azienda.

Conclusioni

In chiusura, non si può fare a meno di riflettere sulla bellezza nascosta (ai più) del marketing.

Con marketing non si tratta solo di vendita o di fredde procedure che mirano ad incastrare un malcapitato qualunque nel processo d’acquisto.

C’è molta più umanità di quanto si pensi.

Certo, l’obiettivo ultimo di ogni azienda è sempre il profitto, ma per tutte funziona così, dalla più piccola startup alla più solida multinazionale.

Però, quel che fa la più grande differenza del mondo è ciò che quell’azienda ci mette dentro.

Le imprese con maggiore successo sono quelle che riescono ad ascoltare i propri clienti, a capirne i sogni e le frustrazioni.

Sono quelle che affermano il proprio sistema di credenze, in barba al guadagno facile e ai compromessi.

Sono quelle che non vogliono per forza piacere a tutti e che, anzi, sono disposte a scontentare ampie fette di mercato pur di tutelare il proprio target e se stesse.

E, in tutto ciò, rientra ampiamente l’argomento trattato in questo articolo.

Abbiamo appurato che il Direct marketing è un casanova, un seduttore senza remore, ma catalogarlo con questa superficialità sarebbe ingiusto.

Del resto, anche persuadere ed impressionare parlando in modo diretto è sicuramente manifesto di grandi capacità empatiche e psicologiche, che sono leve fondamentali per entrare in contatto con i clienti o con i potenziali tali.

Il Brand marketing, come visto, lo reputo un profondo romantico.

Parla di sé e si presenta senza l’impeto del suo collega Direct, ma lo fa in modo così seducente (per chi è disposto ad ascoltare), da rivelarsi spesso molto più efficace.

Ed è per questo motivo che è lui il vero campione di empatia.

Il semplice sforzo di parlare alle persone senza, di fatto, proporre niente di fisico è già dannatamente complicato, ma condire il tutto col tentativo di affermare e convincere alle proprie visioni della vita… be’, meriterebbe un premio a priori.

Quindi, ben vengano le difformità tra Brand e Direct marketing, ben vengano le varietà di impostazioni e le discrepanze di modalità d’uso.

Perché, come diceva qualcuno, “la differenza è completezza” e se si vuole competere, bisogna per forza cercare di essere completi.

Spero che questo articolo ti sia piaciuto e ti sia stato utile per capire la differenza tra queste due tipologie di marketing.

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In questo articolo abbiamo parlato del Brand e Direct Marketing e della differenza tra queste tipologie di marketing, per questo contenuto é tutto, a presto e ricorda…

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