Il rapporto tra mass media e politica è sempre stato un po’ controverso.
Da una parte, la politica italiana è sempre stata presente prima sui giornali e in radio, poi in TV, oggi più che mai sui social network.
Dall’altra parte, non sono mancati, negli anni, scivoloni e incomprensioni dovuti principalmente da una mancata conoscenza della comunicazione politica.
Perché anche la comunicazione politica, a conti fatti, è una forma di comunicazione (e di marketing) che richiede un approfondimento, una sensibilità e anche un coraggio particolare, non alla portata di tutti.
Chi si occupa oggi di comunicazione politica in Italia?
Quali sono stati i momenti di svolta nella propaganda politica italiana?
Ripercorriamo, in questo articolo, il rapporto tra i mass media e politica partendo dall’epoca in cui tutto è cambiato: il biennio ’92-’94, con l’ascesa politica di Silvio Berlusconi.
In questo articolo
Mass media e politica: la televisione
Perché conoscere questo pezzo di storia della comunicazione politica italiana ci serve a capire cosa sta succedendo oggi?
Semplice: l’allora presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, dettò un nuovo modo di parlare di politica.
Un modo più vicino al marketing che alla comunicazione politica sino ad allora conosciuta.
I punti nevralgici dei cambiamenti portati da Berlusconi sono tre:
- concept di Forza Italia. Il neopartito era molto distante dai due partiti principali dell’epoca, Democrazia Cristiana e il Partito Comunista. La differenza stava soprattutto nell’ideologia: molto forte nei due partiti, quasi assente in Forza Italia. La propaganda politica di Berlusconi è molto “market-oriented”, tratta il partito al pari di un prodotto da vendere. E, nel farlo, si avvale di uno strumento potentissimo: lo storytelling. Si pone come l’antieroe politico, colui che parla di cose concrete a un target concreto: la classe media. Erano gli anni, ricordiamolo, in cui l’inchiesta Mani Pulite scoperchiò un vaso di Pandora fatto di segreti e sotterfugi, di ricchi che diventavano ancora più ricchi. E la classe media stava a guardare. Berlusconi si inserisce come colui che può aiutare la rivalsa della classe media, e raccoglie molto seguito.
- il controllo del mezzo. Da proprietario di Fininvest, Berlusconi ha il controllo sul palinsesto di Mediaset. Questo gli consente di promulgare la sua propaganda politica occupando molto spazio in TV. E non solo: memorabile la sua discesa in campo, con un discorso della durata di oltre nove minuti. Mandato a tutti i TG, scatenò all’epoca un putiferio soprattutto in RAI, la rete concorrente. Una risonanza mediatica così ampia non era stata raggiunta da nessuno dei leader politici italiani.
- la creazione di una community. Insieme a Forza Italia arrivarono i Club Forza Italia, dei sit-in partecipativi in cui chiunque poteva iscriversi e aderire per dare le proprie idee. Per la prima volta gli italiani si sentono davvero inclusi in un partito politico. Possono esprimere la propria opinione e avanzare proposte. Possono sentirsi parte del gioco. Non sono più soggetti passivi che stanno a guardare, e questo è percepito come un passo democratico decisivo, anche per l’ascesa di Berlusconi.
Mass media e politica: il blog di Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle
Gli anni ’90 segnano anche l’arrivo di un nuovo mezzo di comunicazione: Internet. Ancora acerbo, solo nel decennio successivo la sua vera forza sarà compresa dai leader politici italiani. E tra i partiti politici italiani, uno si distingue particolarmente per la capacità di utilizzare questo mezzo – uno che, peraltro, non vuole definirsi partito.
Il leader del momento, negli anni 2000, è Beppe Grillo. Che non è un politico, è un comico, ma che da sempre ha espresso fortemente le sue idee politiche. E quali sono queste idee? In fin dei conti, anche qui ritroviamo tre punti cardine che caratterizzano la nascita del Movimento 5 Stelle:
- concept del Movimento. Antipolitica, il Vaffa Day, mandiamoli tutti a casa dopo due legislature. Sì, l’inizio della storia politica del Movimento non è distante da quella berlusconiana. Cambia però il target: il Movimento intercetta la classe operaia, fomentando l’ingiustizia degli ingenti stipendi parlamentari di fronte a chi non arriva a fine mese. Alcune proposte politiche, come il reddito di cittadinanza, si collocano proprio su questo asse.
- il controllo del mezzo. In questo caso, il mezzo è cambiato. Attraverso il blog, Beppe Grillo parla direttamente con i lettori senza passare per il filtro televisivo. Ma, cosa più importante, dai lettori può ricevere una risposta. Come?
- la creazione di una community. O di più community: sono i meet-up, delle forme di aggregazione che nascono in ogni città di Italia. Tutti possono partecipare, tutti possono dare le proprie idee. E queste idee, queste voci, vengono davvero sentite. Le decisioni fondamentali del Movimento sono prese online, attraverso la piattaforma Rousseau. Il leader è solo un portavoce e non decide senza il consenso generale degli iscritti: questo è il leit-motive che muove i 5 stelle sin dall’inizio.
Propaganda politica: arriva la campagna elettorale sui social
Approdiamo nell’ultimo decennio. Riassumibile in poche parole, dal punto di vista della comunicazione politica: politici italiani su Facebook e sugli altri social network. Facebook, Twitter, Instagram, adesso anche Tik Tok. Tutti i partiti politici italiani portano all’estremo le forme di partecipazione politica avviate prima da Berlusconi, poi potenziate da Grillo.
Sui social, il filtro televisivo si rompe completamente. Ogni leader politico, da Matteo Salvini a Giorgia Meloni, da Giuseppe Conte allo stesso Silvio Berlusconi, possono scegliere cosa trasmettere, quando trasmettere, quale linguaggio usare.
E le differenze si notano.
Matteo Salvini
Matteo Salvini, il leader della Lega, è uno dei politici italiani più attivi sui social. Trasmette continuamente in diretta, pubblica almeno tre post al giorno, non si esime dal rispondere ai commenti e a interagire con il suo pubblico. Il suo linguaggio rispecchia pienamente quello del suo partito: nudo e crudo, si potrebbe dire, non si perde in giri di parole ed espone le sue idee con una forza vigorosa, che piaccia o meno.
Giorgia Meloni
Giorgia Meloni, fondatrice e leader di Fratelli d’Italia, alleata di Salvini, condivide con lui sia il tono che molte tematiche. Attiva sui social, su di lei è stato creato dagli utenti un meme, diventato poi una canzone, diventato poi un tormentone. “Io sono Giorgia, sono una donna, sono italiana, sono cristiana“. In passato, i leader politici italiani avrebbero evitato di prestare il fianco a contenuti virali ad alto tasso di divertimento e ironia. Non Meloni, che ha surfato sull’onda del virale e ha portato il suo “Io sono Giorgia” fino alla convention dei Repubblicani degli Stati Uniti.
Giuseppe Conte
Giuseppe Conte, oggi leader del Movimento 5 stelle, è stato apprezzatissimo durante il lockdown per le sue dirette costanti su Facebook. Ebbene sì: il Presidente del Consiglio non trasmetteva direttamente in tv, ma i canali televisivi dovevano riprendere la sua diretta, sul suo canale. Questo è un inedito controllo del mezzo, rispetto a un Berlusconi che doveva mandare la sua cassetta ai TG per annunciare l’ascesa in campo. Il suo tono di voce è risoluto, ma non autoritario. Sa andare dritto al punto della questione, ma non ha lo stesso vigore del linguaggio salviniano. Volutamente.
Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi si adatta al contesto. Rimane il più moderato della sua coalizione e lo fa anche nel suo linguaggio: esprime le sue idee senza urlare. In questo è molto differente da Meloni e Salvini, e, nell’epoca odierna, dove sui social quello aggressivo è il tono di voce più frequente, non sempre viene apprezzato. Se non dai suoi fedelissimi, che comunque continuano a sostenerlo proprio in virtù di quella community che è riuscito a costruire negli anni.
Conclusioni
A oggi, tutti i movimenti politici italiani sembrano più che impegnati a trasmettere i propri messaggi avendo il controllo totale del mezzo.
C’è solo una figura che si distingue davvero, ed è quella di Mario Draghi. L’attuale Presidente del Consiglio è tornato a essere più sobrio e istituzionale. Non cerca follower, non cerca la telecamera, comunica attraverso i canali ufficiali di Palazzo Chigi. In televisione si vede ben poco, ancor meno sui social network.
Che questo nuovo rapporto tra mass media e politica sia un ritorno a un linguaggio più attento, o è uno scollamento dalla realtà destinato a esaurirsi presto?
Lo potremo sapere solo tra qualche tempo. Di certo è che la politica si è trasformata sempre più in una questione di marketing che di filosofia, e ora sai il perché.