In questo articolo partiremo per un viaggio alla scoperta della storia di Whatsapp!
In questo articolo
L’inizio
La nostra storia comincia nel 1992 da qualche parte sopra l’oceano Atlantico.
Ci troviamo in un volo transoceanico dall’Europa verso gli Stati Uniti. Il ronzio del motore concilia il sonno dei passeggeri, ma un ragazzo di sedici anni sta guardando fuori dall’oblò.
La sua vita sta per cambiare per sempre.
La paura di lasciare la sua terra e le persone a lui care si divide con l’eccitazione di cominciare una nuova avventura in America: la terra dove tutto è possibile.
Al suo fianco c’è sua mamma. Il nostro ragazzo si volta a guardarla, sta dormendo, esausta, ormai sono giorni che si trovano in viaggio; partita da una piccola cittadina ucraina dove ha lasciato sia la sua casa che suo marito.
Quel ragazzo che guarda fuori dal finestrino il cielo colorarsi delle prime luci del giorno, è Jan Koun ed è anche il primo protagonista della nostra storia.
Jan e la madre atterrano in America nel settembre del 1992. Sono alla ricerca di una nuova vita, possibilmente migliore di quella che lasciano in Ucraina, un paese cha ancora subisce gli strascichi del regime sovietico.
I due arrivano a Mountain View (California) con l’aiuto del governo degli Stati Uniti che gli garantisce incentivi, buoni pasto, colloqui di lavoro e la possibilità, per Jan, si iscriversi all’Università statale.
Jan e la madre lasciano, come detto, il padre in Ucraina che li ha salutati all’aeroporto con la promessa che quando si fossero stabilizzati li avrebbe raggiunti per riunire, finalmente, la famiglia.
Purtroppo quel momento non arriverà mai e Jan e madre non lo vedranno più. Morirà in Ucraina nel 1997 senza poter tenere fede alla sua promessa.
I due però non si scoraggiano.
Jan, per portare a casa qualche soldo, ottiene subito un lavoro come bidello in un liceo della zona e proprio in quei corridoi deserti impara a conoscere i computer e comincia a familiarizzare con i linguaggi di programmazione.
In pochi mesi diventa un hacker a tutti gli effetti.
Sfruttando la sua recente passione e le possibilità offertagli dal governo della California, nel 1999 si iscrive alla San Jose State University.
La mattina del primo giorno di università, Jan si alza di soprassalto, non ha dormito molto, arriva in cucina dove la madre si è alzata presto solo per preparagli la colazione.
Un bacio sulla fronte e Jan è pronto per cominciare la sua avventura universitaria.
Proprio in quegli attimi si sta avverando un sogno che la mamma di Jan non ha mai avuto il coraggio di pronunciare ad alta voce:
lasciare la sua terra e il grande amore della sua vita per offrire al proprio figlio una prospettiva migliore si era rivelata, finalmente, una scelta vincente.
Jan è carico quasi quanto sua madre e, speranzoso, si siede tra i banchi per studiare computer science.
Ai più attenti tra voi non sarà sfuggito che ho detto “quasi” quanto la madre.
Infatti, Jan si accorge ben presto che non ama molto studiare e che il sogno di andare all’università non è il suo sogno, ma quello della madre.
Comincia a non studiare e a non presentarsi agli esami, le sue giornate sono occupate al 100% dal programmare.
Jan passa tutto il suo tempo nella sala computer dell’università.
Una sera, proprio uscendo da quella sala, la sua attenzione viene colta da un annuncio attaccato sulla bacheca.
È un annuncio di lavoro.
La Yahoo! sta cercando dei tester per i propri prodotti, giovani che vogliono mettersi in gioco.
Jan stacca l’annuncio e si dirige verso l’uscita.
“Forse se mi trovo un lavoro potrò lasciare l’università senza far soffrire mia madre” si trova a pensare.
Due giorni dopo è seduto in attesa che il direttore del personale di Yahoo lo chiami per fare il colloquio.
Ha il suo vestito migliore, ma guardandosi attorno si accorge di essere fuori luogo, è circondato da ragazzi in t-shirt e jeans… è il più elegante.
Gli sudano le mani e sente una pressione sulle tempie.
Jan non mai stato così agitato.
Il colloquio però va bene e il nostro ragazzo si ferma a chiacchierare con alcuni dipendenti.
In particolare, uno di loro lo porta a fare un veloce tour dell’azienda e nel salutarlo gli stringe la mano e gli sorride come si fa per un vecchio amico.
Jan è colpito da quest’uomo, in seguito lo definirà “un dritto con una bassa tolleranza verso le cazzate”.
Quel ragazzo poco più grande di Jan è Brian Acton ed è anche il secondo protagonista della nostra storia.
Brian è arrivato a Yahoo quando ancora non era una mega azienda multimilionaria, infatti è stato la 44° persona assunta dal gigante della Silicon Valley.
Brian si laurea a Stanford e si trova a Yahoo dopo aver buttato quasi 1 milione di dollari in investimenti affrettati in start up molto promettenti ma molto poco affidabili.
I due diventano subito amici e cominciano a frequentarsi anche dopo il lavoro.
Entrambi condividono la passione per l’ultimate frisbee, una sorta di sport di squadra in cui i giocatori corrono passandosi il frisbee.
Jan è contento, lascia l’università, prende una casa in affitto per conto suo e ogni settimana porta sua madre fuori a cena.
Ha trovato la sua dimensione e si sente finalmente tranquillo.
La sua tranquillità è però destinata a non durare molto…
La madre in quegli anni si ammala di cancro, una malattia che la porterà a combattere una battaglia che la vedrà sconfitta nel 2000.
Il mondo di Jan si capovolge un’altra volta, Jan è distrutto e senza nessuno.
O meglio, l’unica persona che gli è rimasta è Brian.
I due lavorano fianco a fianco fino al 2008, anno in cui decidono di licenziarsi insieme.
Yahoo ormai era solo una piattaforma in cui si cercava il modo migliore per piazzare le pubblicità e non lasciava molto spazio all’inventive. Brian e Jan sono molto demotivati.
“Che cosa stiamo a fare qui?” esclama Brian un girono. Jan non sa rispondergli, ormai è solo l’abitudine a tenerlo inchiodato a quella sedia.
È ora di scrollarsi di dosso quel torpore che gli annebbia la testa, è ora di cambiare.
Nel settembre di quell’anno lasciano il lavoro e partono per un viaggio in Sudamerica.
Un viaggio lungo un anno, giocando a frisbee e cercando inspirazione.
A dire la verità Brian tornerà presto a New York, richiamato all’ordine dalla sua fidanzata.
Purtroppo come molto spesso accade quando si cerca qualcosa, molto spesso non la si trova.
I due tornano in California con le idee più confuse di prima e senza un lavoro.
La cosa che più aveva infastidito Jan è non poter stare in contatto con i suoi amici e che telefonare al di fuori degli USA fosse così maledettamente difficile e costoso.
Il seme dell’idea di WhatsApp era già stato piantato, ma Jan ancora non se ne era reso conto.
“Forse è meglio se ci mettiamo a fare qualche colloquio” propone infatti all’amico.
Brian annuisce controvoglia e in poche settimane ottiene due colloqui in due aziende sulla cresta dell’onda in quel periodo. Twitter e Facebook.
Purtroppo i due colloqui non vanno bene.
Da Twitter non viene neanche ricevuto e gli viene detto che la posizione non è più disponibile, mentre a Facebook la sua candidatura non è ritenuta adeguata alla posizione.
Quella sera Brian scrive sul suo profilo Twitter un tweet in cui ringrazia Facebook dell’opportunità e, malgrado il rifiuto, si definisce eccitato per le prossime avventure che la vita gli riserverà.
Un sentimento fin troppo ottimistico.
Ma se guardiamo un po’ avanti, nella storia contemporanea, Brian aveva tutte le ragioni per definirsi eccitato.
Anche Jan manda application a Facebook ma anche lui viene rigettato.
È il tardo 2009 e l’era della tecnologia è appena stata scossa da un evento tenutosi proprio lì in California.
L’iPhone è arrivato sul mercato, e un nerd come Jan decide di non farselo sfuggire. La cosa che più lo incuriosisce è l’app store…
“Mmh interessante, quindi, praticamente è come avere un computer nella propria tasca. “
La nascita di WhatsApp
Le giornate di Jan sono una routine senza tregua.
Dormire-programmare-mangiare-dormire.
Alienato da questa situazione decide di prendersi un momento di stacco cerebrale e andare in palestra.
Dopo poche settimana, però, si rende conto che, nella sua situazione di disoccupato, allontanarsi anche solo per un paio d’ore dal cellulare può essere molto pericoloso.
Ogni volta che Jan finisce un allenamento ha diverse chiamate perse.
“È inaccettabile. Ci vorrebbe un’app che possa comunicare ai miei contatti che sono irreperibile.”
Una sera, dopo la palestra, corre a casa chiama Brian e in due si mettono a creare Status, una forma di integrazione alla tua rubrica che comunica al contatto che ti vuole chiamare se sei disponibile oppure non puoi rispondere.
Status però non convince.
Il nome non è accattivante ed esiste già uno Status nell’app store.
Jan, a cena da un amico comune, viene fuori con WhatsApp.
Ovvero una storpiatura del comunissimo What’s up…
L’app di Jan e Brian viene approvata e viene pubblicata nell’app store.
Le persone cominciano a scaricarla e Jan è eccitato.
Tuttavia, i giorni passano, i mesi scorrono e malgrado la gente scarichi WhatsApp nessuno la utilizza.
La sua applicazione non serve a nessuno. Non c’è un reale bisogno.
Ok, se aprite un qualsiasi libro di marketing o imprenditorialità vi accorgerete che “trovare un bisogno” è la prima cosa da fare quando si crea qualcosa. WhatsApp non soddisfa nessun bisogno e, quindi, non aveva ragione di esistere.
Ma che cosa è successo per cambiare le cose?
Andiamo con ordine.
Siamo nel giugno del 2009 e Jan e Brian si guardano sconsolati di fronte ai dati di utilizzo della loro semplice applicazione. “Così non andiamo avanti! Dobbiamo trovarci un lavoro vero”.
Ma Brian non è d’accordo, sentiva che l’idea dell’amico poteva essere vincente e decidono di tenere duro e di andare avanti ancora un paio di mesi.
E per fortuna!
Perché le loro vite erano ad un passo dal subire dei cambiamenti sconvolgenti.
Per mostrare il suo supporto, Brian decide di investire in WhatsApp 250 mila dollari diventando così a tutti gli effetti un cofondatore del progetto.
E voi vi starete chiedendo, ma dove caspita son saltati fuori se erano alla canna del gas?
Brian richiama uno ad uno i vecchi colleghi della Yahoo! e ognuno decide di prestargli quanto può.
Una mossa azzardata, ma, in fondo, l’unico modo di fare le cose è farle sul serio!
L’esplosione
In giugno Apple rilascia un’importante novità per i suoi iPhone: la possibilità di avere notifiche push. Ovvero avvisi sul proprio smartphone. Da mail aggiornamenti e…. cambiamenti di stato su WhatsApp.
Inspiegabilmente le persone che non sapevano neanche perché avevano installato WhatsApp cominciano a ricevere notifiche quando i propri contatti cambiano il loro stato.
Ed è un attimo passare da — sono irreperibile– a — sto uscendo dal bagno. WhatsApp è diventato un gioco. Le home degli utenti sono invase da notifiche divertenti.
Brian e Jan cominciano anche loro a ricevere notifiche tra le più disparate. Si rendono conto di ciò di cui le persone avevano bisogno.
La stessa cosa di cui aveva bisogno Jan in Argentina quando non poteva rimanere in contatto con i suoi amici. Le persone hanno bisogno di comunicare.
In fretta e furia i due programmatori cambiano il codice della piattaforma permettendo non più all’utente di notificare a TUTTI il cambiamento di stato, ma di poterlo notificare ad una sola persona.
Ovvero di poter mandare un messaggino.
WhatsApp ha due vantaggi ENORMI nei confronti dei normali sms. È efficace ed è gratis.
È un circolo virtuoso.
Gli utenti di WhatsApp cominciano a mandare messaggi ai loro contatti i quali non hanno più intenzione di mandare messaggi a persone che non hanno WhatsApp.
Quando una cosa ti dicono che la puoi fare gratis difficilmente tornerai indietro a mandare costosissimi sms.
I download di WhatsApp esplodono.
In pochi mesi, l’app WhatsApp arriva ad avere la bellezza di quasi 300k iscritti e nuove funzionalità sono aggiunte sempre ascoltando i propri utenti.
Nei form si scrive che sarebbe bello mandare foto?
Jan e Brian aggiungono così la possibilità di mandarsi le foto.
I nostri protagonisti si ritrovano dall’essere due programmatori con tanti sogni e poche certezze a dover gestire un team di 10 perone per sviluppare tutte le nuove funzionalità.
Nel giro di due anni WhatsApp diventa l’applicazione più scaricata con oltre 500 milioni di utenti.
E tutto senza neanche spendere un dollaro in pubblicità.
Una classica dimostrazione che la pubblicità non serve se il bisogno che andiamo a risolvere è veramente sentito dalle persone.
Ormai tutti hanno WhatsApp installato e tutti lo usano quotidianamente.
La vita di Jan e Brian è finalmente indirizzata su binari tranquilli quando nel loro ufficio, a Palo Alto, ricevono una telefonata inaspettata.
È Brian a rispondere.
“Ciao, vi chiamo per una proposta d’affari. Vi andrebbe di venire a cena a casa mia?
Dall’altra parte della cornetta c’è niente meno che Mark Zuckerberg. Il padre fondatore di Facebook, proprio quell’azienda che non li aveva ritenuti all’altezza meno di 5 anni prima.
Jan e Brian venderanno WhatsApp a Facebook per quasi 20 miliardi di dollari diventando due degli americani più ricchi del mondo.
Continuarono a lavorare a WhatsApp per alcuni anni prima di entrare in aperto contrasto con Facebook e Zuckerberg, arrivando ad aderire al movimento #deletefacebook .
Attualmente entrambi si dedicano ad attività filantropiche e ultimamente si sono anche persi di vista.
Vivono in città diverse, ma sanno che la distanza che li divide si può colmare con una semplice…notifica!
Ascolta il podcast!
Conclusione
Le tematiche su Whatsapp ti intrigano?
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Spero che questo articolo sulla storia di WhatsApp ti sia piaciuto.
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In questo articolo ti ho parlato della storia di WhatsApp, a presto e ricorda…
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