Scrollando nel tuo feed social, ti sarà di certo capitato di leggere delle frasi (tanto nelle grafiche, quanto nelle caption) che contenevano parole scritte così:
- m0rt3;
- Tum0r€;
- $e££o.
Una trovata “esotica” dell’ultimo creator di turno?
Tutt’altro: una vera e propria lingua social, che mira ad aggirare i blocchi delle piattaforme stesse.
Ma da cosa dipendono questi blocchi?
Sui social, alcune frasi o parole vengono volutamente censurate per impedire agli utenti di parlare di argomenti reputati troppo licenziosi o volgari.
E, dato che i creator si evolvono alla stessa velocità degli aggiornamenti degli algoritmi, oggi ti parliamo proprio di questa interessante frontiera “linguistica”.
Buona lettura!
In questo articolo
Cos’è l’algospeak?
L’algospeak è una fusione tra le parole “algorithm” e “speak”.
Si tratta di un neologismo che descrive l’uso di linguaggi in codice e termini alternativi per evitare la censura algoritmica sui social media.
Questi algoritmi, progettati per identificare e limitare la diffusione di contenuti che violano le linee guida della community, spesso colpiscono anche discussioni legittime su temi delicati come la salute mentale, la sessualità, o le disuguaglianze sociali.
Per questo motivo, gli utenti hanno iniziato a usare un linguaggio alternativo per discutere di questi argomenti senza essere penalizzati…
Circumlocuzioni, asterischi e caratteri speciali
L’algospeak è ormai diffusissimo ovunque online e aggira la tagliola dell’algoritmo con varie strategie.
Quali?
- Circumlocuzioni: “le dollar bean” = lesbica; “fare un lungo sonno” = suicidio; “spicy eggplant” = vibratore…
- Asterischi: “s**cidio”, “m*rte”…
- Caratteri speciali: “se$$o”, “f€ti$h” o emoji come “🍆”, “🌈”, “💀” o “🍑”.
Questi linguaggi in codice non solo aiutano a evitare la censura, ma creano anche una sorta di solidarietà tra gli utenti che condividono queste “chiavi di accesso” anche come vero e proprio simbolo di libertà espressiva.
Molti creator fanno ricorso all’algospeak per non rischiare di perdere opportunità di monetizzazione.
Ma la verità è che la maggior parte lo fa per un’altra questione, tutt’altro che venale: l’algospeak è anche una forma di protesta contro la censura e una difesa della libertà. Gli utenti vogliono poter discutere apertamente di argomenti importanti senza temere che i loro contenuti vengano penalizzati.
Le implicazioni etiche e sociali
L’uso dell’algospeak solleva importanti questioni etiche e sociali.
Se da un lato, come visto, permette una maggiore libertà di espressione, dall’altro, potrebbe facilitare la diffusione di contenuti problematici e che le piattaforme cercano di limitare per proteggere i loro utenti.
Il problema di fondo è che, ad oggi, nessun social è in grado di leggere perfettamente il contesto dei contenuti; quindi, il rischio di vedere affossate discussioni importanti al posto di contenuti che violano le linee guida della community è ancora molto alto.
Quale futuro per l’algospeak?
È estremamente difficile (e azzardato) fare qualsiasi tipo di previsione.
L’unica cosa che sappiamo è che lo sviluppo degli algoritmi andrà avanti, trascinando con sé le innovazioni creative degli utenti.
L’algospeak, infatti – oltre a tutte le implicazioni sin qui analizzate – è un esempio di come la comunicazione umana possa adattarsi alle sfide imposte dal mondo digitale.
Per i brand e i marketer, l’ennesima condizione da compenetrare e considerare per continuare ad essere efficaci nel complesso panorama dei social media di oggi.
Conclusioni: tutt’altro che semplice curiosità
Bene! Ora sai cos’è l’algospeak!
Ti lasciamo però con una riflessione: per quanto tutta la dinamica legata all’algospeak possa sembrare una semplice curiosità, ha implicazioni profonde per la libertà di espressione e la moderazione dei contenuti online.
Man mano che gli algoritmi diventeranno più sofisticati, anche l’algospeak evolverà, riflettendo l’adattamento costante della comunicazione umana alle nuove tecnologie.