Tagliare la strada.
Partiamo da questa immagine, dall’immagine di qualcuno che ci taglia la strada.
Cosa sta facendo?
Sta affrontando un percorso lineare in una maniera non lineare, imprevista, netta e che lo porta a superare gli altri non senza correre qualche rischio.
Ecco, voglio partire da questa immagine perché questo è, grosso modo, quello che fa chi si occupa di Growth Hacking.
Termine inglese dove growth sta per crescita e quell’hacking deriva proprio dal verbo to hack che, guarda caso, significa proprio tagliare.
Di questo parliamo oggi:
dell’importanza di “tagliare la concorrenza” nel processo di crescita della propria azienda o startup e lo facciamo parlando di Growth Hacking.
In questo articolo
Cos’è il Growth Hacking
Diciamo subito che il Growth Hacking è un imparentato al marketing o, per dirla meglio, è un vero e proprio approccio di marketing.
Si applica principalmente in caso di startup perché sono neo-aziende che hanno come primario e principale obiettivo proprio la crescita;
una crescita che non può però beneficiare di alti budget, il più delle volte, e che quindi non può che ricorrere a vie alternative e sperimentali per raggiungere gli obiettivi.
Una definizione vera e proprio di Growth Hacking arriva solo nel 2010, quando l’imprenditore e consulente Sean Ellis parla di una nuova strategia che descrive un po’ come una chiave imprescindibile per la crescita di piccole e medie imprese, ma al contempo utile anche per le realtà più grandi che desiderano aumentare il proprio giro d’affari.
Ad oggi, una definizione esatta è ancora complesso darla, anche perché il Growth Hacking è più una “filosofia d’azione” relativa al marketing e, quindi, andrebbe forse definito come un processo di sperimentazione rapida applicato su un prodotto e sui vari canali di marketing, ovviamente allo scopo di individuare le modalità (anche alternative e inconsuete) che risultino però le più efficaci per far crescere il proprio business.
Il Growth Hacking, in ultima analisi, se proprio ne volessimo dare una definizione precisa, è un processo di rapida sperimentazione che sfrutta strategie su canali di marketing e sul prodotto per identificare i modi in cui un business può crescere il più velocemente possibile.
Fare esperimenti
Esperimenti, sì.
Proprio come fosse l’ora di chimica in quarta liceo.
Gli esperimenti sono per loro natura “sperimentali” e servono a dimostrare o confutare qualcosa che si è (pre)supposto.
Nel marketing, specialmente in ottica Growth Hacking, fare esperimenti è pane quotidiano perché, molto banalmente, un esperimento costa poco e ci restituisce molto in termini di informazioni e feedback, aiutandoci in definitiva ad orientarci.
Esperimenti veloci ed estremamente mirati con l’obiettivo unico di capire quali possono essere le migliori opportunità di crescita nello scenario di marketing in cui ci si trova al momento.
L’esempio di Tinder
Anche Tinder, l’ormai popolarissima app di dating online, è stata una startup in principio.
E come ogni startup che si rispetti, è proprio al Growth Hacking che ha ricorso per avere un primo picco di crescita iniziale.
Tinder è una app per “incontrare l’amore” che è nata in un periodo in cui i servizi di dating online non scarseggiavano mica.
Alcuni erano a pagamento, altri gratuiti, altri ancora con funzioni limitate sbloccabili con l’acquisto di monete virtuali e così via…
Insomma, il mercato dei servizi di dating sembrava essere piuttosto stabile all’epoca, ma il Growth Hacking di Tinder l’ha fatta arrivare sul mercato con un servizio ad alta assuefazione che aveva un tratto distintivo che poi sarebbe stato copiato da tutti i competitor:
gli incontri online diventano un gioco.
Sia chiaro, non l’incontro in sé, quanto la ricerca della persona da incontrare.
Il tutto è stato intriso di una astuta gamification che porta il processo di selezione fatto di swipe a destra e a sinistra a sembrare proprio un gioco.
Ma nessun gioco è bello se giocato da soli e, infatti, per avviare la sua crescita, la startup Tinder ha dovuto nuovamente ricorrere al Growth Hacking che già aveva contribuito a creare un’esperienza utente unica nel suo genere.
Serviva ora attuare una strategia di crescita che attivasse poi il passaparola e che desse il via alla crescita esponenziale a cui Tinder puntava.
Affinché tutto ciò avvenisse, i potenziali utenti dovevano vedere Tinder in funzione, non bastava certo raccontarlo, ma gli utenti iniziali erano appena 5 mila e neppure tutti nello stesso luogo o nelle immediate vicinanze.
La tattica di Growth Hacking adottata è stata la più “banale” a cui si potrebbe pensare, ma al contempo anche la più astuta:
se il target non viene su Tinder, Tinder andrà dal target.
E così fu!
Un piccolo investimento di budget per visitare ostelli e college in modo da “reclutare” ragazzi e ragazze in target portando a triplicare il numero di iscritti che superò presto le 15 mila utenze e migliorò anche qualitativamente:
le persone che potevi trovare su Tinder erano nei tuoi dintorni, finalmente, e verosimilmente frequentavano il tuo stesso college.
Interagire fisicamente off-line per lanciare la propria app di dating on-line, per quanto possa sembrare assurdo e controintuitivo, è proprio quello che è successo e che ha funzionato e, in definitiva, è Growth Hacking!
Conclusione
Il Growth Hacking è dunque marketing estremamente operativo, sperimentale, creativo e un po’ azzardato.
È un “tagliare la strada” per arrivare prima che si distingue dal marketing tradizionale – di norma più incentrato sulla parte alta del funnel di vendita (awareness e acquisizione) – perché mette le mani in pasta nell’intero funnel, fino all’attivazione, alla retention, al revenue e al referral.
Spero che questo articolo ti sia piaciuto e ti sia stato utile capire un po’ meglio cos’è il Growth Hacking e come può aiutare le startup a decollare sul serio;
se è così continua a seguirci!
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In questo articolo ti ho parlato del Growth Hacking e di come può essere utile alle startup nelle fasi di crescita iniziale.
Comprendi e sfrutta il digital marketing.
Oppure rimani succube del suo potere e accettane le conseguenze.