La differenza tra un titolo clickbait e uno persuasivo

titolo clickbait

Quanti di noi alla ricerca di informazioni sul web si sono imbattuti in articoli dal titolo clickbait? Probabilmente quasi tutti, visto che parliamo di una tipologia di articoli (o meglio, di titoli) particolarmente diffuso nellhabitat digitale. Ma cosa è un titolo clickbait? Com’è fatto e come si evita? Succede qualcosa se ci si clicca sopra? Ed è possibile invece costruire titoli persuasivi senza scadere in espedienti banali? Sono proprio le questioni che andremo ad approfondire in questo articolo! 

 

Cosa vuol dire titolo clickbait? 

Partiamo dal significato. Clickbait è una parola inglese che significa letteralmente “esca da click”. Un titolo clickbait è dunque un titolo (collegato ad un articolo) che è in grado di attirare il click di chi sta navigando: è in grado, dunque, di catturare la sua attenzione. Il lettore infatti, ingolosito da un titolo appositamente studiato per questo scopo, decide di investire tempo e attenzione in un contenuto attraverso il suo click.  

Spesso non si riflette abbastanza sulla sfera semantica da cui proviene il termine “clickbait”. Siamo infatti nel campo della pesca: i lettori e i consumatori sono paragonati a dei pesci che riempiono l’oceano, il titolo del contenuto è invece assimilato all’esca che il sapiente pescatore sa gettare per attirare le sue prede … 

Definizione un po’ cruda, non trovate? Eppure, è molto calzante. 

Come si scrive e si riconosce un titolo clickbait?

Ma veniamo alla struttura vera e propria del tiolo “clickbait”. La sua anatomia è molto semplice: dopo il lancio di un’informazione generica ma accattivante, viene posto un elemento che attiri la curiosità. Ecco alcuni esempi: 

  • La Juve prepara il ritorno clamoroso: il contratto è già pronto 
  • Nuova malattia per i nostri animali domestici: l’allarme lanciato dai medici 

Titoli come questi sono spesso usati anche per i video su piattaforme come Youtube o Twitch. Ma non illudiamoci: anche i cari vecchi giornali possono ricorrervi.  

Analizziamo gli esempi. Nel primo caso, si potrebbe pensare che la Juventus stia lavorando affinché un ex fuoriclasse torni a vestire la maglia bianconera e permetta alla squadra torinese di tornare a competere per il campionato. Spinto quindi da questa curiosità, il lettore apre l’articolo, solo per scoprire che in realtà il ritorno che si prepara in casa Juve è magari quello di un addetto allo staff tecnico. Nel secondo esempio, potremmo credere che si tratti di una malattia grave per cani e gatti, gli animali domestici più diffusi. Andando ad aprire l’articolo, leggeremmo invece informazioni non solo sull’equivalente di un semplice raffreddore per animali, ma anche che questa “malattia” affligge animali che solo raramente sono domestici (come pitoni o iguane). 

Come possiamo vedere quindi, oltre alla doppia struttura “informazione generica e accattivante + lancio della curiosità” esiste un netto squilibrio tra ciò che il lettore immagina (e che chi scrive il titolo sa che immaginerà) e il contenuto vero e proprio dell’articolo. 

Ma quali sono i risultati di un’azione simile?

Come funziona e perché si usa il clickbait?

Prima di capire i risultati che questa (misera) strategia offre, cerchiamo di approfondire quali siano i meccanismi psicologici su cui punta. Il titolo clickbait fa affidamento sul curiosity gap, definibile come la distanza tra quello che sappiamo e quello che vorremmo sapere. Tale distanza è colmabile proprio attraverso il “salto” della curiosità. I titoli clickbait quindi sfruttano questo meccanismo perché chi li scrive sa come e riguardo cosa vorremmo colmare quel vuoto. 

Ed eccoci ai risultati che questi titoli cercano di ottenere. Chi scrive titoli clickbait cerca di canalizzare la nostra attenzione verso una determinata pagina. Ma perché? La risposta è semplice: le pagine web possono ottenere un guadagno in base al numero di visite che ricevono. Dunque maggiori saranno le visite, maggiori saranno le entrate per chi le gestisce. Ed ecco che il titolo clickbait si rivela un’arma micidiale per spingerci ad entrare in un articolo o in una pagina monetizzata. 

Un effetto collaterale però consiste nella perdita di fiducia, da parte del lettore, nei confronti della pagina e dei suoi contenuti.

Come si scrive un titolo persuasivo?

La strategia del titolo clickbait è solo una delle tante tecniche di persuasione, non l’unica. Fare un titolo che sia coerente con l’articolo che si propone e che mantenga comunque un tono accattivante non è impossibile.  

In primo luogo, occorre ricordare che qualsiasi titolo (dal giornale, al libro al blog) è il primo terreno di contatto tra chi scrive e chi legge. Per scrivere titoli sani, occorre conoscere le strategie della SEO (Search Engine Optimization). Questi alcuni accorgimenti: 

  • Il titolo deve contenere la keyword (cioè la parola o l’insieme delle stesse che l’utente inserisce nel motore di ricerca) per cui vogliamo posizionarci; 
  • È possibile differenziare il titolo vero e proprio dell’articolo (“tag H1”) dal cosiddetto “titolo SEO” (o “tag title”), che è invece il titolo con il quale il motore di ricerca indicizzerà il nostro contenuto. 

Un’altra strategia prevede l’uso di numeri e statistiche: un titolo che riporta dei dati, infatti, ha una veste di realismo ben diversa rispetto a un titolo più eclatante ma vago. 

In conclusione, possono essere utili alcune linee guida da tenere a mente prima di scrivere un titolo: 

  1. Decidere preliminarmente quale sarà la destinazione del proprio articolo (blog o social network); 
  2. Approfondire solo una specifica questione 

La differenza tra un titolo clickbait e un titolo persuasivo, infine, risiede anche negli obiettivi di chi li scrive: il titolo clickbait è finalizzato all’attenzione momentanea di chi legge, e chi li scrive è disposto anche a sacrificare la propria attendibilità per ottenere quei pochi istanti sotto i riflettori; il titolo persuasivo, invece, punta alla fidelizzazione del lettore che, tornando sul sito più volte nel tempo, garantirà allo stesso un posizionamento sensibile nei motori di ricerca. 

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